INTERVENTO RGV 9

Conservazione in situ delle risorse genetiche autoctone a rischio di erosione tramite la riproduzione e il mantenimento, in isolamento, in condizioni di massima purezza a soli fini conservativi e non a fini moltiplicativi (compresi studi per l’individuazione e applicazione di nuove tecniche, la ricostituzione degli habitat e rinaturalizzazione delle zone agrarie connesse).

A1 – Preparazione dei protocolli di conservazione
Partner 01/C, 01/A.A., 02/A.A., 03/A.A., 04/A.A.

Il Capofila dovrà progettare e attuare la conservazione in situ anche con lo scopo di creare una rete diffusa sul territorio pugliese di aziende custodi delle risorse genetiche. Al riguardo sono coinvolte n°4
aziende agricole:
– 01/AA Pismar Agricola s.r.l. in località Tricase (LE)
– 02/AA Petruccelli Leonardo in località San Severo (FG)
– 03/A.A. La Calcara in località Altamura (BA)
– 04/A.A. Eredi Monaco Mario Soc. Semplice Agricola in località Casalvecchio di Puglia (FG).

Per la conservazione in situ/on farm si intende il continuato mantenimento di popolazioni di specie coltivate nell’ambiente di cui fanno parte, costituito da fattori biotici (uomo incluso) e abiotici. Si tratta di una conservazione “dinamica”, in cui le popolazioni evolvono in risposta a pressioni selettive operate dalla comunità biotica e dai fattori pedo-climatici. Questo fa sì che le specie o le popolazioni di ecotipi locali mantengano un’elevata capacità di adattamento ai fattori abiotici e biotici circostanti, attraverso un meccanismo di co-evoluzione con ambiente nel suo complesso. La conservazione on farm, una tipologia di in situ, rientra in un approccio olistico della salvaguardia della biodiversità dell’agroecosistema, in quanto preserva tutte le forme viventi (microrganismi, piante, animali) presenti in un dato contesto, siano esse coltivate o spontanee, garantisce continuità al meccanismo di co-evoluzione e consente il mantenimento e potenziamento del complesso di relazioni esistenti. Nel Piano Nazionale per la Biodiversità di interesse Agricolo, al punto 13 tra “Le azioni per la tutela delle risorse genetiche autoctone vegetali”, si sottolinea l’urgenza di definire in modo univoco alcuni parametri e strumenti; tra questi sono citati il protocollo di gestione per la conservazione in situ delle principali varietà locali e l’emanazione di specifiche linee guida per l’individuazione, la formazione, la gestione dell’attività di conservazione on farm e la valorizzazione del coltivatore custode. Detto protocollo sarà redatto dal Capofila e trasferito per l’attuazione alle aziende partner. Seguirà una fase di sperimentazione dei sistemi di conservazione per la valutazione sperimentale e la validazione dei protocolli preposti. Il progetto contribuirà all’individuazione delle necessarie strategie di conservazione per il medio-lungo periodo ed in forme economicamente ed organizzativamente sostenibili, ed aiuterà la Pubblica Amministrazione nell’assicurare il mantenimento delle potenzialità dei “bioterritori” e della collettività anche laddove l’interesse privato non sembra avere, in questo determinato momento storico ed economico, un diretto interesse a intervenire. La conservazione on farm deve permettere alla popolazione/varietà locale di mantenere tutta la variabilità da cui è contraddistinta nell’ambiente di coltivazione (compreso l’uomo) in cui ha evoluto le proprie caratteristiche distintive, così che non vadano perdute. A tal fine, è importante pianificare l’attività di conservazione, che deve avvenire anche nell’areale di origine e in modo da evitare inquinamenti meccanici (dovuti alle macchine per la semina e la raccolta, stoccaggio) e genetici. Questi ultimi possono essere più problematici e dipendono dalla specie (se autogama o allogama e ad impollinazione anemofila o entomofila), dall’olografia e dall’ampiezza dell’area di moltiplicazione, delle condizioni climatiche. Nel caso dei cereali si tratta per lo più di specie autogame e le distanze da rispettare per l’isolamento sono ridotte. Si nel caso di specie autogame che allogame si farà riferimento a quanto indicato nelle normative sementiere (L. 1096/71 e relativi decreti applicativi).
L’obiettivo della conservazione on farm, oltre che la tutela dei diritti degli agricoltori, sarà quello di mantenere l’utilità attuale e potenziale delle risorse genetiche per  soddisfare i bisogni delle generazioni attuali e future. Non potendo prevedere quali saranno le necessità future, in termini di geni e assetti genici, sarà adottata una strategia di conservazione che mantenga la massima diversità.
In sinergia con le attività descritte si procederà anche al monitoraggio dell’efficacia della conservazione on farm (valutazione periodica del mantenimento di un adeguato livello di diversità e di assenza di erosione genetica) e alla costruzione e gestione di una banca dati con tutte le informazioni relative alla conservazione on farm che consentirà nel tempo la migliore gestione e controllo delle varietà in oggetto e la creazione di un disciplinare.