Indagini bibliografiche e prospezioni connesse alla provenienza e alla presenza sul territorio, agli habitat, alle peculiari conoscenze sulla coltivazione, alle tradizioni, alla cultura e agli usi, agli utilizzi non alimentari, alle preparazioni alimentari, alle economie locali.
La finalità di questa attività è quella di acquisire informazioni su varietà cerealicole a rischio di erosione genetica sia attraverso indagini bibliografiche che attraverso interviste a operatori della filiera cerealicola. Il capofila si occuperà di coordinare le attività di indagine mediante la definizione di una metodologia condivisa al fine di uniformare la raccolta dei contenuti.
A1 − Indagini bibliografiche e prospezioni territoriali – Partner: 01/C, 01/ES, 02/ES,04/ES
La natura geopedologica, I’ estensione e le condizioni climatiche di cui gode la Puglia hanno determinato la presenza di una molteplicità di ambienti ed ecosistemi agrari con microclimi molto diversi tra loro. Nel tempo l’abilità dei contadini di tali diversi contesti geografici ha portato al radicamento in ciascuno di essi, di diversi gruppi di varietà locali. Per individuare il germoplasma di specie cerealicole ad alto rischio di erosione genetica associato a ciascun comprensorio e ricostruirne la storia sino ai giorni nostri, saranno svolte una serie di azioni che vedranno impegnati vari partner del progetto. Il passaggio preliminare è la zonazione del territorio regionale in comprensori che tengano conto delle diversità ambientali, sociali e culturali presenti nella nostra regione. A titolo di esempio l’Arco Jonico, la Murgia dei Trulli, la Puglia Centrale possono sicuramente vantare diversità storiche e sociali che si riflettono sulla tipologia di specie agrarie tipiche presenti in ciascun comprensorio. Le indagini bibliografiche tramite consultazione di archivi storici e pubblicazioni conservate presso biblioteche pubbliche e private, archivi di giornali locali, istituti scolastici, enti morali, ecc. sono essenziali per reperire materiale redatto in passato che descriva l’economia agricola e le RGV locali maggiormente coltivate nelle diverse epoche storiche in ciascun comprensorio. Le informazioni raccolte saranno utilizzate per ricostruire, nei limiti del possibile, l’introduzione e l’evoluzione della coltivazione di ciascuna varietà di cereale locale in un certo territorio, la sua valenza economica e le tradizioni eventualmente ad essa connesse. La consistenza numerica dei comprensori e l’entità del materiale da consultare, in generale scarsamente informatizzato, rende necessaria la suddivisione di queste indagini tra diversi partners. Pertanto, i partner 01/C, 01/E.S., 02/E.S., 04/E.S. opereranno in maniera coordinata nei diversi comprensori identificati e in funzione di una ripartizione varietale. Si prospetta il recupero di informazioni storiche di almeno 20 specie tra:
- 01/C : Triticum e Hordeum, cereali minori per la Puglia (es. miglio, panico, sorgo, mais, riso) in particolare nelle province di Taranto, Lecce e BAT.
- 01/ES: frumento tenero (Gentil Rosso, Mentana, Risciola) e frumento duro (Zingarello, Saragolla_Zingaresca, Carlatno) nelle zone del Subappennino Dauno, Gargano e Tavoliere delle Puglie e strutture extraregionali (Roma).
- 02/ES: orzo e avena locali, farro, grano tenero (Maiorca, Gentil rosso), grano duro (Russarda, Saragolla, Capinera, Triminìa) nelle zone del Salento geografico, incluse le provincie di Brindisi e Taranto.
- 04/ES: Frumento duro, frumento tenero, avena e orzo nella Puglia Centrale, Arco Jonico e Murgia dei trulli (AP2)
L’approccio metodologico con cui ci si propone di acquisire informazioni storiche non si limiterà alla consultazione dei testi ma prevedrà l’incontro con operatori della filiera cerealicola con particolare riferimento agli anziani che conservano memoria storica sulla coltivazione di antichi cereali pugliesi. Molti di loro hanno dedicato gran parte della vita alle attività agricole e quindi sono custodi unici di informazioni su alcune varietà di cereali poco o per nulla coltivate e di tutte le problematiche connesse alla loro coltivazione. Essi sono delle vere e proprie biblioteche viventi cui attingere in una finestra temporale che va sempre più restringendosi. I partner coinvolti in questa attività opereranno in base alla suddivisione territoriale e varietale coordinata per raccogliere tramite almeno 10 interviste per partner coinvolti nell’RGV1 (totale 40), le informazioni inerenti agli antichi grani pugliesi a rischio di erosione genetica presenti sul territorio, oltre che reperire informazioni sugli habitat, le tradizioni, la cultura, gli usi e gli utilizzi alimentari e non, e alle economie locali. L’indagine partirà dai risultati individuati attraverso la letteratura per approfondire queste conoscenze e individuare eventuali altre varietà.
Tutti i dati rilevati ed i materiali acquisiti saranno catalogati, informatizzati ed inseriti nel database e nel GIS di progetto con tutte le informazioni geografiche e temporali seguendo le indicazioni del capofila e della Regione Puglia, gestore finale di tali dati/informazioni.
Tradizionalmente impiegato per scopi alimentari, il “Grano buono” è da sempre coltivato dagli agricoltori locali per consumo familiare e per la preparazione di piatti tipici, come la minestra di grano e legumi, con utilizzo diretto delle cariossidi intere. Tale utilizzo, come dimostrato da prove effettuate in laboratorio, è giustificato dalla risposta alla cottura: la quantità di acqua assorbita e l’incremento in peso delle cariossidi risultano infatti inferiori rispetto a quelle riscontrabili per le cariossidi di grani moderni. Gli attori locali (Comune di Rutigliano, Associazione Portanuova e Gruppo di Azione Locale del Sud-Est Barese), considerato l’elevato interesse del mercato per i prodotti di nicchia e le materie prime della gastronomia tradizionali, hanno più volte discusso in merito alle potenzialità qualitative ed economiche del “Grano Buono di Rutigliano”, stilando e sottoscrivendo un “Protocollo d’intesa” in collaborazione con Enti Pubblici di Ricerca di Bari quali il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura (CREA-AA, Sede di Bari), il Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Bioscienze e BioRisorse (CNR-IBBR), l’Università degli Studi “Aldo Moro” e il Politecnico di Bari. Fine ultimo del protocollo, nell’ambito del quale sono state previste attività di ricerca multidisciplinari, a cura di più ricercatori, è stato quello di definire le caratteristiche che contraddistinguono questo grano duro in maniera univoca agevolando il processo di valorizzazione.